Un suggerimento importante arrivato da un esperto in medicina

Io sono ignorante in materia, ma forse è il caso di riflettere sulle sue parole. Se mi legge qualche medico può essere d'aiuto:
Consultando questa voce mi sono imbattuto per l'ennesima volta in quello che considero un grave problema nelle voci di WP su argomenti tecnico-scientifici in generale, e medici in particolare. Mi riferisco alla sezione in cui, dopo la descrizione degli effetti del veleno, si cita in lungo paragrafo un lavoro del 2012 secondo cui "il veleno del mamba nero conterrebbe oltre alle mortali neurotossine una sostanza dal potente effetto analgesico". Il lavoro in questione, in realtà, non è citato come fonte, ma lo sono due articoli giornalistici (del 2019) che ne parlano. A parte il fatto che uno studio iniziato più di dieci anni fa a quest'ora dovrebbe aver prodotto qualche conclusione, il problema è che riportare notizie relative a singoli studi (per quanto pubblicati su riviste autorevoli, e magari "rilanciati" dalle agenzie di stampa) è assolutamente non enciclopedico. Per chi non conoscesse la differenza fra studi in vitro o su modelli animali (come nel caso di quello citato), studi osservativi sull'uomo, studi randomizzati e meta-analisi, e quindi non si rendesse conto del problema che sto segnalando, raccomando l'ascolto di un'illuminante conferenza di Dario Bressanini sull'argomento (la trovate qui). Come spiega Bressanini, in letteratura ormai si trovano studi (pubblicati su riviste del tutto rispettabili) che "dimostrano" o "confutano" praticamente qualsiasi cosa (metto le virgolette perché il concetto di "dimostrare" o "confutare" scientificamente qualcosa, mediante un'analisi statistica di esperimenti o di dati osservativi, comporta delle sottigliezze che putroppo sfuggono completamente al pubblico non esperto, che crede che una "dimostrazione scientifica" sia qualcosa come la dimostrazione di un teorema matematico). Su WP abbiamo, è vero, due concetti applicabili a questo tipo di casi, l'ingiusto rilievo e la raccomandazione di usare fonti secondarie e non primarie. Ma il primo è una questione di opinioni: se un lavoro è stato pubblicato su una rivista autorevole, e non è in evidente contrasto con punti di vista comunemente accettati, come si fa a considerare "ingiusto rilievo" il fatto di citarlo? Quanto al ricorso alle fonti secondarie, a parte che si tratta di una raccomandazione e non di un obbligo tassativo, quando ci si trova (come nel caso che ho citato) davanti ad articoli giornalistici che riportano la notizia, ecco "risolto" il problema. Non molti, ahimé, si rendono conto che oggi il fatto che la notizia di un risultato scientifico sia stata pubblicata da un giornale non testimonia affatto l'importanza o la fondatezza del risultato, ma solo la buona capacità degli sperimentatori di farsi pubblicità. Insomma, il problema che vorrei che fosse preso in seria considerazione è che fra le bufale vere e proprie - che una volta individuate sono facili da cancellare - e le conoscenze consolidate su un dato argomento (rappresentate, per la ricerca medica, dalle revisioni sistematiche e dalle meta-analisi) esiste una smisurata letteratura di risultati parziali, provvisori, limitati e spesso contraddittori fra loro che fanno parte a pieno diritto della letteratura scientifica, e tuttavia non dovrebbero comparire nelle voci di WP. Non solo perché si riporterebbero dati soggetti ad essere smentiti successivamente (ci sono voci, come quella che ho citato, che riferiscono l'inizio di uno studio, ma dopo anni nessuno le aggiorna per indicare le conclusioni), ma soprattutto perché esistono due rischi precisi (già concretamente verificatisi più volte): che Wikipedia sia usata per conferire maggiore visibilità e autorevolezza a singoli lavori (volgarmente: spamming);il cherry picking, e cioè la possibilità che chi desidera (magari per scopi commerciali) inserire su Wikipedia, chessò, l'affermazione che lo sciroppo di menta è efficace come cura per la dermatite seborroica, citi uno o due lavori che sembrano avvalorare questa tesi e ometta accuratamente di citare altri lavori, e magari revisioni sistematiche, da cui risulta che non vi è una solida evidenza in questo senso. Se qualcuno pensasse che tutto il problema si riduce alla voce che ho citato all'inzio (che non è neppure una voce di medicina), provi a guardare attentamente le bibliografie di voci come cannabidiolo, melatonina, caffeina, in cui sono mescolati indistintamente lavori di revisione, singoli studi (anche su animali, magari pubblicati su researchgate...) e risultati riferiti da testate generalistiche online. E stiamo parlando di voci che hanno una media di oltre 100 consultazioni al giorno. Che fare, dunque? Io propongo di affrontare in modo più approfondito la questione della gerarchia delle fonti scientifiche nella pagina Wikipedia:Fonti_attendibili: quanto è scritto lì ora è condivisibile, ma non mette al riparo dai rischi che ho indicato sopra. Le fonti, quando sono citate per affermazioni che vengono presentate come "risultati scientifici", devono essere vagliate con estrema attenzione (non basta che ci sia un lavoro pubblicato su una rivista con revisione paritaria): le pagine che ho indicato mi sembrano dimostrare che questa attenzione, al momento, non è sufficiente. --Guido (msg) 18:33, 3 ago 2023 (CEST)

Commenti

  1. È una costante accettata dalle organizzazioni collaterali (ma almeno nominalmente legate a wikipedia), ed è assurdamente difesa da taluni amministratori (senior?) all'interno di Wikipedia: sono riusciti nel "primato" di mantenere inesatte la maggioranza delle voci scientifiche: diritto, neurologia, psichiatria etc.: rigettando le correzioni supportate da letteratura scientifica free (Lancet, Corte costituzionale, Organizzazione mondiale della sanità etc.). È una battaglia persa: come recita la forma di bannatura ad infinitamente di wikipedia "quella luce bianca laggiù è la porta, se non ti vanno bene i nostri comportamenti, te ne puoi andare...".

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    1. E poi si lamentano di una presunta bassa cultura di chi preferisce occuparsi di temi più leggeri

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